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Tulips - Soggetto 2018 (depositato)

Progetto nato nell'ambito della Scuola Holden, Storytelling and Performing Arts di Torino, Biennio Cinema 2016/2018


principali coordinatori corso: Nicola Giuliano, Daniele De Cicco e Andrea Tomaselli


scritto da: Aluk Amiri, Valentina Balzaretti Lotto, Fabio Giavara, Benedetta Mori e Chiara Troisi


È una notte di pioggia e tempesta. Sulla cima di una collina c’è un cerchio di dieci pietre preistoriche con incisioni di fiori: i menhir.

MELISSA (35, emaciata, lunghi capelli neri, occhiaie) è distesa, appoggiata ad una pietra. Stringe tra le mani una chiave dorata e con gli occhi chiusi ripete tra sé: “Rigirati e torna in vita, anima rapita. Dieci estati senza messi, dieci inverni...”. Tra gli alberi che circondano il cerchio di pietre appaiono nove donne. La chiave si fa nera e bitorzoluta, da essa fuoriescono sottili radici scure. Le nove donne si stringono attorno a Melissa, che si alza in piedi e gridando scompare in una nuvola nera. ALTEA (70, formosa, capelli corti rosa) raccoglie la chiave, tornata liscia e dorata. ZIA GATTA (90, alta e ossuta, capelli argentati lunghi fino ai piedi) le mette una mano sulla spalla. Sulla terra bruciata, là dove c’era la chiave, nasce un tappeto di piccoli fiori.


Un orologio a cucù batte le due del mattino. TOMASIN (10, esile, bruno) dorme abbracciando un cagnolino di pezza. Una scia nera entra dalla finestra e prende le sembianze di Melissa. Lo sveglia e gli dice che un gruppo di masche, perfide streghe che credeva sue amiche, l’hanno uccisa per impedirle di riportare in vita Elena, la sua sorellina. Gli mette in mano un libro piccolo e rugoso. Tomasin lo apre e mentre sfoglia le pagine ingiallite i suoi occhi si cerchiano di blu. Melissa gli fa una carezza e aggiunge che deve agire nella notte del solstizio di primavera. Tomasin accetta. Tenta di toccare la madre ma lei è fatta di nebbia sottile, e si dissolve.


In una cucina piena di piante e fiori NORA (9, caschetto nero, bandana) fa colazione seduta sulle ginocchia di Altea. A tavola con loro, i genitori MAURO (47, basso, calvo) e LAURA (39, alta, bionda) parlano della Sagra di Primavera. Dicono che è un’ottima opportunità per far conoscere il loro ristorante “Fusion Piemonteis” fuori dai confini del piccolo paese dove abitano. Finiscono di bere il caffè, stampano un bacio sulla fronte della bambina ed escono. Nora li saluta a malapena e guarda la porta chiudersi dietro alle loro spalle.

Suona il campanello. Nora corre a nascondersi dietro una tenda. Altea va ad aprire e dà il buongiorno al piedibus BRUNO (29, tuta gialla, atletico): gli dice che la bambina è ancora a letto, la accompagnerà lei a scuola. Lungo il tragitto Altea mostra a Nora due piante molto simili: il finocchio selvatico e la cicuta. Altea spezza lo stelo della cicuta ed insegna a Nora a riconoscerne l’odore.

Arrivate a scuola, abbraccia Nora e la solleva da terra per darle un bacio. Poi, lamentandosi per uno strappo alla schiena, la saluta. Nora sorride ed entra giusto un attimo prima del suono della campanella.

La MAESTRA (25, castana, occhiali) chiede a Nora di leggere alla classe il tema che ha scritto. Nora si alza in piedi e racconta la storia di un contadino che voleva ad ogni costo riportare in vita la sua amata. Chiese aiuto ad una strega e la ragazza resuscitò. Ma il sole scomparve dal cielo. Il contadino, disperato, le ordinò di farlo tornare. La strega gli disse di ripetere per tre volte un incantesimo. Lui eseguì: ai suoi piedi si aprì una voragine, fu risucchiato insieme alla fanciulla ed il sole tornò a splendere. La maestra si complimenta per la sua fantasia, ma Nora ribatte che si tratta di una storia vera. I compagni ridono di lei. Nora arrossisce e si risiede. Il suo compagno di banco MATTIA (9, biondo, lentiggini) commenta che doveva aspettarselo: le streghe non esistono mica.


Altea passa davanti a casa di Zia Gatta, intenta ad intrecciare un cesto di vimini. La invita a seguirla.

In silenzio, si inerpicano su per una collina.

Arrivate alla radura dei menhir, Altea le dice che affiderà la sua chiave a Nora: anche se è ancora una bambina crede che sia pronta a diventare una masca.


Nora gioca in giardino. Altea prepara un infuso con la cicuta, lo beve e si siede in veranda. Cade qualche goccia di pioggia e la bambina corre da lei. Altea, pallida e sudata, le fa una carezza, prende dalla tasca un libricino antico e consumato e glielo porge dicendo che è il suo Libro del Comando: ogni masca ne ha uno. Le masche, spiega, sono streghe buone che mantengono in equilibrio l’ecosistema. Poi le mette al collo una collana con una chiave dorata e un fascio di luce le avvolge. Nora si sente spingere all’indietro, i colori che la circondano si fanno più vividi, sente un cinguettio crescente e ai suoi piedi nascono sottili steli d’erba. Un tuono sancisce la fine della visione. Altea si accascia sulla poltrona. Nora le prende le mani, la chiama, la scuote. La testa di Altea si abbandona di lato. Nora, stringendo al petto il libro, rientra, attraversa la casa vuota ed esce sulla strada. Non c’è nessuno e piove. Cammina spaventata per le strade del paese, finché vede Zia Gatta. Corre da lei e le racconta l’accaduto. La donna le dice di aspettarla lì e va in casa della bambina.

Arrivata sulla veranda, Zia Gatta sfiora la fronte di Altea con le dita lunghe e ossute, facendo apparire flebili tatuaggi luminosi.


Tomasin si avvicina ad un pentolone che ribolle sul camino. In una mano tiene il libro che gli ha dato sua madre, con l’altra getta nel pentolone un tulipano appassito, una ciocca di capelli, rosa come quelli di Altea, ed un pugno di radici terrose. Toglie dalla tasca una foto della sorellina, scrive dietro il suo nome, Elena, e la cuce alla copertina del libro. Sul caminetto c’è una foto di Melissa, sorridente in mezzo a lui ed Elena. Tomasin la toglie dalla cornice, scrive dietro il nome di Melissa e la cuce accanto a quella di Elena.


Nora siede davanti al caminetto della buia casa di Zia Gatta e rigira tra le mani la chiave dorata su cui è incisa la parola grinor. Zia Gatta le porge una tazza e la rassicura: presto i suoi genitori porteranno Altea dal medico. Nora fa qualche sorso e si assopisce.


Riaperti gli occhi, Nora si trova circondata da steli d’erba tanto alti e fitti da impedirle la vista. Al posto del cielo c’è un soffitto di terra e radici dalle grandi punte luminose. Sopra di lei ondeggiano altissime margherite e campanule, qualche papavero, denti di leone, gigli e una miriade di tulipani di colori diversi. Nora si guarda intorno incredula, sfiora con le dita le foglie dei fiori, facendo cadere grosse gocce di rugiada. Tocca e annusa ogni stelo d’erba e, accelerando il passo, si ritrova in una radura. C’è un grande tulipano rosso che, voltandosi, rivela impresso tra i petali il viso di sua nonna Altea. Il tulipano le dice di non spaventarsi: quello che le circonda è il Mondo Magico. Nora abbraccia lo stelo del fiore: “Pensavo fossi morta” grida tra le lacrime. Altea la stringe a sé con una foglia. Racconta che la notte precedente Melissa, la mamma di Tomasin, ha rubato la sua chiave magica. Altea è riuscita a recuperarla ma si sente in colpa per il modo in cui l’ha fatto. Così, ha deciso di affidare la chiave a Nora, ed ha abbandonato il suo corpo mortale. Qualcosa però è andato storto e il suo spirito è rimasto intrappolato in quel fiore: deve liberarla.

Nora si sveglia di soprassalto. Nel camino brilla solo qualche tizzone. Prende dalla tasca il suo Libro del Comando. Il volume riporta formule e immagini. Un fiore essiccato fa da segnalibro alla pagina dell’Incantesimo di Protezione. Nora lo recita e intorno a lei appare un cerchio di piccoli fiori azzurri. Nora, spaventata ma eccitata, prova altri incantesimi.


Il giorno seguente, la casa di Nora è gremita di persone in abiti scuri. Nora indossa un abitino nero, sprofondata nella grossa poltrona della nonna. Mauro mette la legna nel camino, dice che fa freddo per essere primavera. Senza rispondere, la bambina esce in giardino. Mattia la raggiunge. Lei gli racconta che quella notte, a casa di Zia Gatta, ha sognato un posto in cui i fiori e le piante erano alti come case. C'era un tulipano con la faccia di sua nonna Altea. Mattia si mette a ridere, non riesce a smettere. Nora mette il broncio, offesa. Lui si scusa e insieme vanno all’altalena.


Tomasin si avvicina alla casa di Nora. Prima che lo raggiunga, Mattia le dice di essere gentile con lui, dal momento che sua madre è scomparsa da due giorni: poveretto, lo scorso anno la sua sorellina, Elena, è morta in un incidente stradale.

Tomasin li raggiunge. Nora scende dall’altalena e gli chiede chi si occupa di lui adesso che sua madre è sparita. Tomasin risponde che i servizi sociali, al momento, lo hanno affidato a Bruno: il suo parente più prossimo, nonché il più stupido e antipatico. Mattia gli dà una pacca sulla spalla e sale sull’altalena. Tomasin, ad un tratto, afferra la collana di Nora e cerca di strapparla. Lei nasconde il ciondolo sotto la maglietta e lo spinge. Mattia scende e cerca di dividerli.

Zia Gatta si avvicina ai bambini e con una scusa porta via Nora. Le spiega che non deve permettere a nessuno di toccare la chiave che le ha dato sua nonna: è un oggetto magico che nelle mani di un uomo può assumere un potere corrotto e oscuro. Infatti è per questo che la Natura ha deciso che i potere di masca si potesse tramandare solo tra donne. Nora promette di proteggere la chiave e aggiunge che quella notte ha parlato in sogno con la nonna: era intrappolata in un tulipano. Zia Gatta, allarmata, le dice di andarla a trovare quella sera, inventando una scusa per i suoi genitori.


Al crepuscolo Nora bussa alla porta di Zia Gatta.

Arrivate su una collina, seguendo le istruzioni della donna, Nora si stende tra le rocce dei menhir, chiude gli occhi ed inspira profondamente.

Entra in uno stato di catalessi. Lentamente, il suo spirito fluisce dal suo corpo e attraversa il terreno, disperdendosi tra le radici finissime degli alberi della foresta, fino ad arrivare nel Mondo Magico.

Una volta là, Zia Gatta si dirige in fretta verso Altea.

Nora si ferma a guardare una struttura che si innalza fino alle radici luminose e si confonde con esse. Alta e imponente come un castello medievale, è fatta da migliaia di tubi trasparenti ricoperti di radici. Zia Gatta la prende per un braccio e, camminando, spiega che quello è l’Equilibrario: la macchina attraverso cui le masche regolano la pioggia, il sole, la fertilità della terra. All’interno dei tubi che lo formano scorrono tutti gli elementi naturali presenti al mondo: lava, sabbia, rugiada, clorofilla...

Arrivate sotto al tulipano, Zia Gatta apre la mano davanti a sé e il suo Libro del Comando appare in una spirale di luce. Recita un incantesimo e Altea cresce e brilla mentre tutt’intorno a lei i colori si spengono. Nora si rallegra, crede che l’incantesimo abbia funzionato. Ma Altea sussurra che non è così che dovevano andare le cose: è stata vittima di una potente magia oscura. Zia Gatta riporta la bambina in superficie, in attesa di capire come liberare l’amica.


Bruno attraversa le strade del paese seguito da una decina di bambini. Tomasin affianca Mattia e gli propone di saltare la scuola per andare a pescare le rane nello stagno. Nora vuole unirsi ma loro, con un salto, si nascondono in un fossato. Nora, delusa, torna in fila con gli altri bambini.


Il banco a fianco a Nora è vuoto. MARIA (9, bionda, occhi chiari) dice ridendo che questa mattina il contadino ha lasciato sola la sua contadina. Nora arrossisce. Tira fuori dalla tasca dello zainetto il Libro del Comando e recita un incantesimo: il naso di Maria, prima piccolo e carino, si trasforma nel grugno di un maiale. Nora scoppia a ridere, e tra le urla di Maria corre fuori dalla classe.


Tomasin e Mattia giocano con le rane in giardino. Bruno rientra, carico di buste della spesa. Sorpreso di trovarli lì di mattina, li sgrida e rientra in casa con loro. Mattia si siede al tavolo della cucina, vicino ad un piccolo cactus. Bruno si allontana con le buste. Tomasin siede davanti a Mattia e sfoglia il suo Libro del Comando. Mattia, incuriosito, si avvicina e gli chiede di fargli vedere. Tomasin recita un incantesimo e la sedia di Mattia si ribalta. Mattia sparisce in una nuvola di fumo e il suo viso cosparso di lentiggini appare sul cactus. Bruno rientra in cucina attirato dal rumore e chiede che fine abbia fatto Mattia. Tomasin risponde prontamente che l’amichetto è tornato a casa lamentando un forte mal di pancia.


Nora pranza allo stand del ristorante “Fusion Piemonteis” dei genitori. Laura le chiede se quella sera verrà con Mattia alla cerimonia di apertura. Sotto il suo piatto di involtini primavera e bagna cauda ci sono dei volantini: la Sagra di Primavera durerà altri tre giorni. Nora alza gli occhi al cielo e risponde che Mattia non è il suo unico amico. Mauro ride e insinua che sia infatti il suo fidanzatino. Nora stringe i pugni e se ne va. Laura rimprovera Mauro, lui si giustifica dicendo che voleva solo essere spiritoso.


Nora passa davanti a casa di Bruno. Si avvicina al cancello e suona. Tomasin si affaccia alla porta e la invita ad entrare. Alla vista di Nora, Mattia si dimena come può. Tomasin si siede e riprende a mangiare i suoi spaghetti al pomodoro. Nora gli chiede se si siano divertiti, lui e Mattia, a pescare le rane e domanda dove sia adesso il suo amico. Tomasin le indica distrattamente il cactus. Nora sconvolta, prende tra le mani il vaso e chiede come sia finito lì. Tomasin risponde che è stato lui: lo libererà quando lei gli restituirà la chiave di sua madre Melissa. Nora rifiuta. Tomasin allora le si scaglia contro, seguito da un groviglio di radici nere che avviluppano Nora e la sollevano da terra. Lei annaspa e dimena i piedi. Poi, chiude gli occhi, solleva una mano e in un turbinio di luce compare il suo Libro del Comando, che si apre sulla pagina dell’Incantesimo di Protezione. Sul punto di soffocare, Nora sussurra il sortilegio: una flebile luce esce dalle sue dita e colpisce Tomasin. Il vaso con Mattia cade e le radici che la tengono legata si allentano. Nora tocca terra e riprende fiato. Tomasin afferra il vaso del cactus. Le grida di dargli la chiave, dietro di lui compaiono grossi e rami neri che spingono Nora contro la parete della stanza. Nora si strappa la collana e la lancia a Tomasin. Lui la afferra e tra le sue mani la chiave diventa nera e bitorzoluta. Correndo esce di casa.

Nora raccoglie il vaso con Mattia. Sfoglia il suo Libro del Comando e cerca un modo per annullare l’incantesimo di Tomasin.


Tomasin raggiunge il cerchio dei menhir. Si stende e chiude gli occhi: entra in uno stato di catalessi, il suo spirito fluisce dal suo corpo e attraversa il terreno disperdendosi tra le radici. Arriva nel Mondo Magico, aggira un piccolo lago alimentato da una cascata e si arrampica sull’Equilibrario. Tra le radici nodose della gigantesca macchina fanno capolino tubi di vetro gialli, verdi e grigi.


Nora va da Zia Gatta reggendo in mano il cactus e le racconta l’accaduto. Zia Gatta dice che nonostante la sua esperienza non può liberarlo: si tratta di magia oscura.

Insieme raggiungono i menhir. Tomasin è là. Nora vorrebbe attaccarlo ma Zia Gatta la ferma: è come un sonnambulo, non deve svegliarlo. Appoggiato Mattia vicino ad una pietra, si stendono tra le rocce e raggiungono Altea, che splende più rigogliosa che mai mentre tutto attorno a lei sta morendo, nero e riarso. Il terreno che sostiene le radici, ormai quasi spente, trema e frana.


Nora corre ai piedi dell’Equilibrario e ordina a Tomasin di gettarle la chiave. Lui, in piedi davanti alla serratura, risponde che è troppo tardi e la inserisce. Nora si arrampica sulle radici. Tomasin apre il suo Libro del Comando e recita: “Rigiratevi e tornate in vita, anime rapite. 100 estati senza messi, 100 inverni...”. Nora lo raggiunge e lo spinge via. La serratura però, si deforma a creare una profonda voragine e la chiave cade giù. L’Equilibrario con un singhiozzo si contorce, gli elementi che scorrono al suo interno si trasformano in fango e radici. L’erba ondeggia nel vento. La sorgente che alimenta il lago ai piedi dell’Equilibrario si secca. L’acqua del lago, prima limpida, si fa scura, e sulla superficie appaiono due tornadi di sabbia nera.

Nora afferra Tomasin e gli grida di rimettere le cose come prima. Una scia luminosa parte da Altea e dai pochi altri fiori che conservano i loro colori. Tomasin, inspirando profondamente, assorbe la scia luminosa. La bambina recita l’Incantesimo di Protezione ma non accade niente. Tomasin continua: “Cento inverni di sciagura, per riavere la mia creatura, cento primavere di bufera per rivedere mia madre questa sera...” e sul lago si delineano la figura di Melissa e di una bambina. Nora gli grida che non può stravolgere la natura cercando di riportare in vita i morti.

I tubi e le radici dell’Equilibrario si spostano e si intrecciano. Nora scivola e cade all’indietro. Tenta di aggrapparsi ad un tralcio d’edera, ma è secco e si spezza. Atterra su una grande felce ingiallita, appena piegatasi verso di lei. Anche Tomasin cade e atterra su un mucchio di foglie secche.


L’Equilibrario buca il soffitto di radici del Mondo Magico. Zia Gatta richiama l’attenzione di Nora, mette a terra il suo Libro del Comando, ci sale sopra e torna in superficie.


Le nubi si addensano sopra il cerchio di menhir. Dal terreno sbucano delle radici nere. Il corpo di Zia Gatta si rianima, raccoglie il vaso con Mattia e stringendolo al petto recita l’Incantesimo di Protezione: attorno a loro spunta un cerchio di fiori azzurri. Le radici scendono lungo la collina, minacciando il paese in festa.


La felce accompagna Nora vicino ad Altea. La nonna le dice che deve sradicarla dal terreno e lasciarla andare per sempre: Tomasin le sta rubando la sua energia. Nora rifiuta, deve esserci un altro modo. Il tulipano scuote il capo: se Tomasin completerà il suo incantesimo il Mondo Magico scomparirà per cento anni e in superficie ci saranno tempeste e carestie. Nora si inginocchia, scava attorno al fiore e tira con tutte le sue forze.


Tomasin si avvicina al fiore seguito da una scia di polvere e radici nere. Alle sue spalle ci sono solo lampi e oscurità.

Le radici nere avvolgono Altea. Nora stringe gli occhi pieni di lacrime, si rialza a fatica per via del forte vento. Dice alla nonna che sa cosa fare e sale su una felce.


Trasportata dalla felce, Nora passa sopra a Melissa e sua figlia, ormai riformate e avvolte da un vortice di luce e polvere nera. Raggiunte le pendici dell’Equilibrario, la felce la affida ad una campanula. Nora scala il fiore. Si mette in punta di piedi e raggiunge la voragine dove prima stava la serratura dell’Equilibrario. Si volta verso Altea, che brilla intensamente e ondeggia nel vento. Poi sussurra nel buco: “Grinor, grinor, grinor: torna da me che ti ho perduta. Il tuo nome significa amore e chi ama non abbandona”.

La chiave con uno scintillio torna nelle mani di Nora, piccola e dorata.

Le radici dell’Equilibrario, contorcendosi, riformano la serratura.


Nora torna da Altea e recita l’Incantesimo dell’Addio. Altea, lentamente, cresce fino a creare una cupola che sovrasta Nora, Tomasin ed il lago ai piedi dell’Equilibrario. Dal tulipano cade una pioggia di polline. La magia oscura si ferma: Melissa e la bambina lentamente spariscono, pian piano i fiori riprendono i loro colori accesi, le radici si illuminano e le foglie si risollevano e tornano verdi.

Nora si riempie le mani di polline e preme i palmi sul petto di Tomasin. Con un gran respiro chiude gli occhi, le sue mani si illuminano. Dice: “Rigirati e torna in te anima rapita, che la tua rabbia venga assopita”. Il tulipano esplode in un turbinio di colori. Un’onda spinge all’indietro Tomasin e dal suo corpo si alza una scia nera che si dissolve nella luce. Tomasin cade a terra, le sue occhiaie scompaiono.


In superficie le radici nere, ormai arrivate ad avviluppare le gambe dei tavoli degli stand della Sagra di Primavera, si ritraggono senza attaccare i paesani. Mattia, avvolto da una luce dorata, riprende le sue sembianze.


Nora scosta dal viso una ciocca di capelli viola. Un solo petalo volteggia lentamente in aria e prima che tocchi terra lo raccoglie: su di esso è impresso il viso stanco della nonna. Con un sorriso le dice addio e scompare in un tremolio di luce.

Tomasin, confuso, si guarda attorno.


Nora e Tomasin tornano in superficie. Ha smesso di piovere e in cielo brillano le stelle. Mattia corre ad abbracciare l’amica.

I tre bambini, insieme a Zia Gatta, scendono dalla collina.

Zia Gatta invita i ragazzi a godersi la festa, ora che tutto

si è risolto per il meglio, e rientra a casa sua.


Le strade strette del paese sono illuminate da lanterne colorate. Ci sono addobbi floreali e signore che leggono i tarocchi, si beve idromele e il ristorante “Fusion Piemonteis” offre un rivoluzionario menu a base di sushi tonné e agnolotti al curry. Nora saluta Laura e Mauro chiamandoli per nome, loro mandano baci alla bambina e le fanno cenno di tornare più tardi. Tomasin vede passare Bruno e corre da lui. Bruno lo rimprovera per essere scappato di casa. Il bambino si scusa, gli chiede un abbraccio ed aggiunge che ha sempre creduto che fosse uno stupidotto. Adesso però si rende conto che è tutta la sua famiglia.

Nora e Mattia arrivano ad uno stand che vende pane e cornetti glassati. Mattia saluta con un abbraccio suo nonno ALBERTO (67, baffi e capelli bianchi). Da dietro un cesto di grissini prende un vasetto con un tulipano della stessa sfumatura di viola della ciocca di Nora: data la coincidenza, propone di piantarlo nella radura, vicino ai menhir. Nora lo ringrazia, sorride e corre dai genitori. Arrivata allo stand, si infila tra di loro e li abbraccia. Mauro le accarezza il viso, ammirando la sua ciocca colorata. Laura porge a Nora il mattarello e le chiede di aiutarla a stendere la pasta per gli agnolotti. Nora la guarda felice. Il padre le prende la mano e le dà un bacio.


Nel Mondo Magico, Nora si avvicina alla sorgente ai piedi dell’Equilibrario. Sette masche e Zia Gatta formano un cerchio attorno a lei. Nora mette la chiave al collo. Zia Gatta le bagna la fronte e sul viso della bambina compaiono tatuaggi luminosi.





 
 
 

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